Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E
NOTIZIE - Anno XVII – 25 aprile 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale
di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a
notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la
sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici
selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori
riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Esercitazione
per il Seminario sull’Arte del Vivere: radice comune di appartenenza e
responsabilità morale. Pur nella condizione di isolamento in casa per le misure di
contenimento della diffusione del contagio da SARS-CoV-2, questa settimana
abbiamo sviluppato, separatamente, delle riflessioni sulle tracce linguistiche
dell’esperienza antropologica che lega la dimensione dell’éthos a quella
dell’appartenenza interpersonale. La rete sociale composta dalla
connessione delle singole maglie costituite dalle famiglie è un luogo di
senso per l’identità individuale, ma è al contempo la sede
originaria dell’esperienza etica.
Le riflessioni, che hanno
sviluppato il tema dell’evoluzione di questi rapporti nella storia delle
civiltà e nella dimensione psicologica, hanno preso le mosse dallo stralcio
riportato qui di seguito del breve saggio di Monica Lanfredini e Giuseppe Perrella
pubblicato nelle “Note e Notizie” del 28-03-20 col titolo Nella storia delle
parole etica e senso ci vincolano agli altri.
In varie occasioni abbiamo riflettuto
sullo spettro semantico della parola greca éthos, che va dall’indicazione
di un luogo materiale o metaforico di dimora abituale, sede, soggiorno,
al designare la consuetudine, il costume e, per estensione o derivazione,
la morale individuale e sociale; e la riflessione ci ha consentito di
cogliere in quel termine il nesso tra etica e abitudine rilevato per primo da
Aristotele. Ora, seguendo la ricostruzione etimologica del celebre linguista francese
Émile Benveniste, che fa risalire il termine greco éthos alla radice
indoeuropea ⁎swe, specializzata dall’affisso -dh
nella forma ⁎swe-dh, proviamo ad esplorare le tracce lasciate
nelle lingue dalle traiettorie di senso che si irradiano dal concetto che ha
prodotto il radicale[1].
Un nodo di senso illuminante individuato
da Benveniste collega l’individuo ad una rete sociale, attraverso la radice ⁎swe.
Questo radicale è molto importante nel lessico indoeuropeo, per le famiglie di
termini che ha generato nelle lingue derivate, a partire dall’aggettivo che
indica l’appartenenza propria: sanscrito sva-, latino suus,
greco ⁎swós[2].
In slavo, baltico e germanico dalla radice ⁎swe
sono formati i vocaboli che designano vari tipi di parenti acquisiti; in russo
si impiega il termine svat per indicare tanto il “pretendente alla mano”
di una ragazza, quanto una persona diventata parente per effetto di un
matrimonio, e particolarmente per indicare la relazione reciproca esistente tra
consuoceri. Così svojak, derivato da svoj, “proprio”, vuol dire
cognato; svest è la sorella della moglie; in lituano sváinis è il
fratello della moglie o il marito della sorella[3].
Dunque, i termini originati dalla stessa
radice della parola etica designano vincoli socialmente riconosciuti, ma
diversi da quelli stabiliti dal rapporto di consanguineità e discendenza;
Salvatore Natoli, in proposito, così si esprime: “…relazioni indirette che per quanto
familiari sono già di clan, relazioni allargate che rappresentano ampiamente il
legame sociale”[4].
Nella mente di coloro che hanno gettato
le antiche fondamenta dei valori semantici delle parole contemporanee sembra ci
fosse un rapporto implicito fra un soggetto e il suo luogo abituale di
dimora e di relazioni umane, all’interno del quale si compie o si configura
l’identità sociale.
Questa configurazione dell’individuale
nell’éthos collettivo sembra sia stata rilevata come una condizione
quasi naturale, entrata nel linguaggio e comunicata così come era spontaneamente
percepita e pensata, e non come un artificio imposto alla collettività secondo un
piano deliberato per il governo della realtà umana, ossia una legge, un nόmos.
Proprio il rapporto fra éthos e nόmos,
cruciale per la distinzione fra antropologia greca e giudaico-cristiana, incide
nelle parole valori di senso che ci consentono di comprendere necessità, virtù
e contraddizioni della relazione del singolo col contesto sociale nella realtà
materiale, gravata dal pesante fardello delle costruzioni simboliche, interpretata
alla luce di ideali, desideri, progetti e sogni della dimensione immaginaria,
costretta nei limiti rigidi di segni invalicabili perché interiorizzati come
una seconda natura.
Notule
BM&L-25 aprile 2020
[1] Cfr. Émile Benveniste, Il
vocabolario delle istituzioni indoeuropee (in 2 voll.). Einaudi, Torino
1969/1981.
[2] Émile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, vol. I, p. 253, Einaudi, Torino 1969.
[3] Émile Benveniste, op. cit., p. 254.
[4] Salvatore Natoli, La felicità
di questa vita – Esperienza del mondo e stagioni dell’esistenza, p. 35,
Mondadori, Milano 2001.